E continuiamo a chiamarle "MISSIONI DI PACE"?

Per l’ennesima volta siamo qui a discutere riguardo il finanziamento delle così dette “missioni di pace” a cui l’Italia partecipa. Ero solo un ragazzino quando alcune di queste sono iniziate e, guardando i telegiornali, mi sono sempre chiesto come fosse possibile portare la pace in un Paese attraverso la guerra. Certo, sarebbe ingiusto ed eccessivamente generalizzante se ci scagliassimo contro ogni forma di intervento umanitario (anche se attraverso l’utilizzo delle forza militari) in Paesi che ne hanno bisogno. Tant’è che avremmo preferito che si potesse votare ogni singola missione, e non il solito decreto omnicomprensivo che ci costringe a generalizzare ribadendo che L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA…e noi la ripudiamo soprattutto quando la mascheriamo definendola “missione di pace”. Crescendo ho iniziato ad informarmi ed a valutare le cose per quelle che sono. Il nostro Paese appartiene a quella che, in gergo giornalistico, viene chiamata “comunità internazionale” ed a cui appartengono tutti quegli stati che, evidentemente, fanno parte di quella che io definisco “la parte giusta del mondo”. Ma non perché siamo Paesi democratici, liberi e giusti. Questo è semplicemente quello che ci vogliono far credere. Apparteniamo alla “parte giusta del mondo” perché facciamo parte di quella schiera di paesi che possono dettare legge all’interno del globo terrestre decidendo i Paesi in cui è giusto portare la guerra…con la scusa della pace. In realtà quei paesi a cui vorremmo concedere i nostri “aiuti umanitari” sono stati prima sfruttati dalla comunità internazionale ed è curioso valutare come le nazioni più instabili, con il popolo che insorge contro il dittatore di turno, sono gli stessi ad essere in realtà i più ricchi. Ricchi di materie prime, è chiaro. Petrolio, gassodotti, miniere, risorse energetiche. E’ un caso che proprio in questi paesi vi siano condizioni politiche instabili?! È forse per avere manodopera a basso costo e leggi sullo sfruttamento ambientale che avvantaggiano la “comunità internazionale” che in queste nazioni regna l’instabilità?
sacrifichiamo i nostri uomini mandandoli su veri e propri fronti di guerra in nome di cosa?!
Esportiamo la democrazia, regalando loro governi instabili che al momento opportuno verranno di nuovo abbattuti dalla potenza di numerosi golpe finanziati da chi?! Chi procura le armi alle forze ribelli che presto spodesteranno i governi democratici che abbiamo imposto con la forza?!
Spendiamo milioni di euro di soldi pubblici per imporre la democrazia, una democrazia che durerà giusto il tempo di mettere le cose a tacere. Una democrazia fasulla che è invece la trasposizione del volere della tanto amata “comunità internazionale”, democrazie sostenute al solo scopo di avere, come già ho detto, una legislazione favorevole che consentirà a determinate aziende di continuare a fare i loro porci comodi.
L’elenco dei Paesi in cui è presente il nostro esercito credo mi dia ragione, ma voglio elencarli, in modo che anche i cittadini potranno rendersene conto.
Afghanistan: la comunità internazionale è intervenuta per “spodestare” i talebani, rei di aiutare alcune organizzazioni terroristiche come al-qaeda. Ma sbaglio oppure i talebani stessi sono stati aiutati dalla comunità internazionale per sconfiggere e scacciare i russi negli anni ’70?!
Somalia: uno dei paesi più poveri al mondo, sfruttato (ed è un fatto, non un parere) come discarica di rifiuti tossici e radioattivi, che sono stati probabilmente seppelliti nelle fondamenta delle costruzioni del programma umanitario italiano. Molti altri rifiuti radioattivi e tossici sono stati affondati a largo dei mari somali e riportati a galla dallo tsunami del 2005. Un’inchiesta giornalistica sull’argomento è costata la vita ad Ilaria Alpi ed all’operatore che lavorava insieme a lei Miran Hrovatin.  
Iraq: tra i Paesi più ricchi di petrolio. Il nostro intervento militare segue il governo assolutistico di Saddam Hussein, il quale  conobbe il sostegno degli USA nella guerra contro l’Iran degli anni ’80, per poi essere invece invaso dalle forze angloamericane qualche anno dopo. Dobbiamo ricordare le morti italiane in Iraq (quelle di Nassyria su tutte) oppure preferiamo godere delle speculazioni che le multinazionali del petrolio sono riuscite ad ottenere grazie a questo intervento militare?!
Potrei continuare ad elencare tutte le VERE ragioni che ci hanno spinto ad intervenire negli altri Paesi in cui siamo presenti. Dal Gas dei balcani alle risorse di altri Paesi che oggi “godono” dei nostri interventi militari. La loro povertà, la loro instabilità politica, ci ha consentito di vivere nelle condizioni di sfarzo in cui abbiamo vissuto fino a qualche anno fa. Ci hanno consentito di vendere loro le armi per fare le rivoluzioni per poi intervenire con le nostri stesse armi per fermarle o placarle. Ci hanno consentito di affossarli ulteriormente attraverso la così detta “globalizzazione”…che si è limitata ad esportare le industrie manifatturiere in Paesi in cui il costo del lavoro è più basso e la possibilità di inquinare infischiandosene della salute di cittadini che evidentemente sono di serie B è più alta. Sono gli stessi Paesi i cui cittadini ogni giorno invadono le nostre coste, alla ricerca di democrazia e libertà nella parte giusta del mondo in cui viviamo e che alimentano altri tipi di emergenze. Giustamente qualche giorno fa il mio collega Di Battista faceva notare che sarebbe giusto che questa gente possa rimanere a casa loro ed il compito dei paesi più ricchi, più “industrializzati” come si diceva qualche tempo fa, è di esportare la conoscenza, la cultura, i diritti di cittadini LIBERI, non le nostre squallide fabbriche che consentono a gente ricca e senza scrupoli di aumentare i loro profitti sulla pelle di gente innocente. Dovremmo esportare la VERA democrazia. Dovremmo costruire le scuole, dare libero accesso all’informazione ed alla formazione di una classe dirigente che possa costruire un futuro anche fuori dai nostri confini. Dovremmo fare la guerra con i libri, non con le armi. Ma cosa possiamo aspettarci da QUESTA classe dirigente?! Presto i loro stessi problemi li avremo noi…visto che viviamo in un Paese in cui la democrazia inizia a deficitare. Speriamo che, nel frattempo, la “comunità internazionale” diventi davvero una comunità che possa esportare la pace e la cultura…non armi e guerra!!

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