Il GOVERNATORE della Calabria, Giuseppe Scopelliti


Condannato in appello dalla Corte dei Conti per danno erariale a risarcire 300mila euro. E’ soltanto l’ennesimo atto giudiziario del Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, il suo curriculum infatti è già ricco:
- rinviato a giudizio per abuso d'ufficio e falso in atto pubblico, in qualità di sindaco di Reggio Calabria nell'ambito del "caso Fallara";
- indagato dalla Procura della Repubblica di Catanzaro per atti compiuti nell'esercizio del suo ruolo di "Commissario ad acta" per l'attuazione del piano di rientro sanitario regionale;
- indagato, insieme al vice-presidente della Giunta Regionale Antonella Stasi e all'assessore al Personale, Domenico Tallini, per nomina dirigenziale della dottoressa Alessandra Sarlo (moglie del giudice Vincenzo Giglio, arrestato per corruzione, favoreggiamento personale, rivelazione del segreto d’ufficio con l’aggravante di aver agevolato le attività della ‘ndrangheta, in un’inchiesta diretta dal Procuratore aggiunto milanese, Ilda Boccasini);
- condannato in appello a 6 mesi di reclusione per omissione di atti d'ufficio, reo di non aver vigilato durante la sua carica di Sindaco di Reggio sullo smaltimento del percolato della discarica di "Longhi Bovetto".
Nonostante abbia praticamente mandato in bancarotta il comune di Reggio Calabria durante i suoi mandati da Sindaco della città, Scopelliti è stato premiato dagli elettori calabresi a guidare la giunta regionale. Poco importa se sono celebri alcune sue frequentazioni che possiamo definire semplicemente “poco ortodosse” con ambienti vicini ad alcune cosche della ‘ndrangheta reggina, così come poco importa se ha avuto il coraggio di “promuovere” ad assessore regionale Demetrio Arena, ex Sindaco del primo capoluogo di provincia sciolto per congruità mafiosa.
Forse proprio grazie al suo strepitoso curriculum giudiziario, la carriera politica di Scopelliti sembra essere appena all’inizio. È stato infatti appena nominato coordinatore nazionale del Nuovo Centro-Destra di Angelino Alfano, sebbene  l’indice di gradimento degli elettori calabresi nei suoi confronti è in caduta libera. Ne comprendiamo bene i motivi e ne siamo contenti. Dall’inizio del suo mandato Scopelliti, tra i governatori delle regioni con lo stipendio più alto nel mondo,  non ha fatto nulla di concreto per far perdere alla Calabria il suo ruolo di Cenerentola d’Italia. Una regione dalle potenzialità di sviluppo immense, che però conosce il più alto tasso di disoccupazione e la più alta percentuale di emigrazione giovanile. Mentre i calabresi pagano la più alta addizionale regionale IRPEF per tentare di rientrare nel debito sanitario (che ammonta a circa 3 miliardi di euro), la ricetta di“Peppe u luangu” (è soprannominato così in certi ambienti) per uscire dalla costante emergenza rifiuti è sempre la stessa: nuove discariche e nuovi inceneritori. Per non parlare di tutti i problemi ambientali, economici e sociali in cui versa la Calabria.
Se avesse avuto una dignità, Scopelliti si sarebbe dimesso da un pezzo, chiedendo scusa ai propri elettori per i danni causati. Se fosse stato un vero “Uomo delle istituzioni” (quindi vicino ai cittadini), avrebbe capito che non è adatto a fare il politico e si sarebbe nascosto per la vergogna. Se vivessimo in una democrazia degna ti tale nome, il consiglio regionale lo avrebbe sfiduciato chiedendo al popolo calabrese di esprimersi nuovamente. Se la politica lavorasse davvero per il bene della collettività, non esisterebbero in Italia centinaia di Giuseppe Scopelliti, pronti a disonorare la propria terra pur di continuare ad avere il “potere”.
La Calabria ha bisogno di RINASCERE e per farlo dovrà scrollarsi di dosso una classe politica, rappresentata pienamente da Scopelliti, che negli ultmi decenni si è dimostrata fallimentare e lontana dai bisogni dei cittadini.

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