La nuova legge elettorale della Calabria avvantaggia la 'ndrangheta

La nuova legge elettorale della Calabria favorisce gli accordi tra politica e 'ndrangheta, che muove migliaia di consensi, dentro la regione e fuori. Il Consiglio regionale che di corsa ieri l'ha approvata avrà piena responsabilità degli effetti. Si tratta di una legge che cancella il confronto democratico, che leva ogni spazio alle minoranze e che, nella migliore delle ipotesi, spinge a patti elettorali innaturali, in nome del potere e lontano dall'interesse pubblico. La soglia di sbarramento al 15% per chi corre da solo e lo sbarramento al 4% per i partiti che si presentano in coalizione porterà ad alleanze che aumenteranno la litigiosità all'interno del consiglio regionale e spingeranno gli elettori verso il voto utile, che di utile ha ben poco. L'assenza del voto disgiunto, invece, merita un discorso più approfondito e non fermerà la nostra rivoluzione culturale che inesorabilmente investirà anche la Calabria. Vincerà il nostro metodo, quello di scegliere dei portavoce in base al programma che portano avanti e non al voto che può essere portato nelle urne dal ricatto o dalla semplice amicizia.

Oltre ad evidenti dubbi di costituzionalità, che stiamo già verificando insieme a Dalila Nesci, Federica Dieni e Nicola Morra, la nuova legge elettorale della Calabria presenta un impianto vecchio, concepito apposta per salvare note rendite di posizione e perpetuare la politica dei favori e dei ricatti, in parte già sconfitta alle europee.
Questa nuova legge elettorale, però, non ci meraviglia affatto. È l'ultimo rozzo tentativo di restare a galla da parte di responsabili politici dell'emigrazione giovanile, dell'emergenza ambientale e della malasanità calabrese. Il popolo calabrese, però, è consapevole e maturo, sa reagire e scegliere. Faremo la differenza con i programmi e i candidati.

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