L'inchiesta sui voti di 'ndrangheta mostra rischio per elezioni regionali

È gravissima e getta un’ombra pesante sulle regionali di novembre l’ipotesi di accusa della Dda di Catanzaro nei confronti di un big politico, che nel 2010 grazie ai voti della ‘ndrangheta cosentina sarebbe stato eletto, nel centrodestra, consigliere della Calabria». Lo affermano in un comunicato congiunto Cono Cantelmi, candidato M5S alla presidenza della Regione Calabria, e i parlamentari Cinque Stelle Dalila Nesci, Nicola Morra e Paolo Parentela, con riferimento alla notizia di un’inchiesta devastante in cui sarebbe finito un esponente politico di primo piano del centrodestra calabrese, che avrebbe pagato fino a 200 mila euro per assicurarsi voti procacciati da un’organizzazione mafiosa operativa in provincia di Cosenza.
Aggiungono i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle: «Esca il nome del politico, per tutelare le elezioni regionali. Fatti del genere ripropongono con forza il problema del rapporto fra potere e ‘ndrangheta, che stando ai discorsi della politica sembra perfino inesistente, superato. Ancora, queste vicende dimostrano quanto sia misera e strumentale la polemica sulle modalità di selezione dei candidati adottate dal Movimento Cinque Stelle, che, come noto, ha dato un segnale netto contro ingerenze criminali nella propria attività politica».
 Concludono Cantelmi, Nesci, Morra e Parentela: «Lo ribadiamo, non bastano le liste pulite per preservare il consiglio regionale da penetrazioni mafiose. Per garantire una gestione limpida della cosa pubblica è indispensabile un controllo morale, in assoluto il più difficile, da parte delle singole forze e dello stesso elettorato. In questo senso, noi siamo molto avanti»

Commenti