Interrogazione parlamentare sulla crisi delle clementine

Le clementine, incrocio tra arancio amaro e mandarino, sono coltivate in Italia sin dagli anni ’30 ed hanno trovato uno dei loro habitat ideali in Calabria. Quasi il 70% delle clementine italiane è prodotto in Calabria, il resto in Puglia, Sicilia e Basilicata. Le aree di maggiore produzione sono concentrate nelle zone di pianura esistenti nella regione e sono: la Piana di Sibari e Corigliano nel cosentino, la Piana di Lamezia nel catanzarese, la Piana di Gioia Tauro-Rosarno e la Locride nel reggino. In soli 58 comuni calabresi è concentrata quasi la metà della superficie agrumetata regionale, cosi suddivisi: Provincia di Reggio Calabria 20 comuni; Provincia di Catanzaro 14 comuni; Provincia di Cosenza 16 comuni; Provincia di Vibo 5 comuni; Provincia di Crotone 3 comuni. Analizzando nel dettaglio la distribuzione del numero delle aziende e della superficie investita ad agrumi per specie, si evince che, dopo l’arancio - con l’80% delle aziende agrumicole complessive e il 65% della superficie coltivata - le clementine e i suoi ibridi - con il 19% delle aziende e della superficie - sono la coltura maggiormente rappresentativa della Calabria.

Già nel 1997, Cavazzani e Sivini autori di “Arance amare. La crisi dell’agrumicoltura italiana e lo sviluppo competitivo di quella spagnola” rilevavano che: “le modalità di applicazione di alcune norme europee hanno sconvolto i principi della razionalità economica cui erano improntati, dando luogo a situazioni paradossali”. (…) “Secondo la normativa europea i ritiri degli agrumi dalla commercializzazione e il conferimento alle industrie di trasformazione avrebbero dovuto essere strumenti di regolazione del mercato e riguardare le eccedenze congiunturali. Invece sono stati utilizzati per organizzare uno sbocco alternativo al mercato per la produzione agrumaria scadente. Garantendo prezzi minimi e assorbimento totale hanno stimolato la crescita di eccedenze strutturali. Hanno determinato l’esistenza di impianti che producono eccedenze e di agrumicoltori pagati per non immettere sul mercato frutta che non troverebbe acquirenti”.

All’applicazione della riforma degli aiuti diretti non è seguita una tempestiva applicazione di interventi strutturali, finanziabili dal PSR Calabria 2007-2013 e funzionali alla riconversione degli impianti obsoleti non più economicamente sostenibili, così come ad esempio possibili azioni di riconversione varietale in grado di ottenere produzioni con caratteristiche qualitative ed organolettiche, tali da consentire un’adeguata collocazione sul mercato del fresco.

I prezzi in caduta verticale, l’invasione di clementine spagnole e le temperature quasi estive fino alla prima settimana di dicembre - che hanno  accelerato la maturazione dei frutti – sono i motivi che secondo Confagricoltura rischiano di mettere in ginocchio i produttori di clementine.
“L’andamento climatico anomalo” – spiega Confagricoltura – “ha concentrato produzione ed offerta di prodotto in poche settimane di commercializzazione. A questo si aggiunge l’embargo Russo, che sottraendo una quota consistente di mercato alle produzioni spagnole, ha causato un’aggressiva irruzione sui mercati europei. In questo modo è stato minato il già fragile equilibrio costi-ricavi, che unito alla disorganizzazione commerciale della produzione italiana, ha realizzato una miscela esplosiva, recando danni irreparabili alla campagna agrumicola in corso”.

A seguito del divieto di importazione imposto dal Governo della repubblica federale russa sui prodotti ortofrutticoli provenienti dai paesi dell'Unione europea, la Commissione Europea, ha istituito, con regolamento del 29 settembre 2014, ulteriori misure di sostegno eccezionali a carattere temporaneo per i produttori di alcuni ortofrutticoli. Le misure riguardano le operazioni di ritiro, mancata raccolta e raccolta prima della maturazione svolte nel periodo dal 30 settembre sino al 31 dicembre 2014.
Il comparto dell'agricoltura calabrese risulta fortemente ed ulteriormente penalizzato a causa dell'accordo commerciale approvato dal Parlamento europeo in ordine alla liberalizzazione e quindi importazione dal Marocco di prodotti agrumicoli, oggetto primario di produzione ed esportazione della Calabria. L’accordo entrato in vigore il 1° ottobre 2012 prevede l'aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti che potranno essere importati a tariffe doganali basse o pari a zero con l'eliminazione del 55 per cento delle tariffe doganali sui prodotti agricoli per i primi dieci anni e del 70 per cento, nei successivi dieci.

L'accordo prevede, all'art.7, comma 1, delle misure di salvaguardia: "Fatte salve le disposizioni degli articoli dal 25 al 27 dell'accordo, se, vista la particolare sensibilità dei mercati agricoli, le importazioni in quantità talmente accresciute di prodotti originari del Marocco, che sono oggetto di concessioni riconosciute ai sensi del presente protocollo, provochino gravi perturbazioni dei mercati e/o un grave pregiudizio per il settore produttivo, le parti avviano immediatamente consultazioni per trovare una soluzione adeguata. In attesa di tale soluzione, la parte importatrice è autorizzata ad adottare le misure che ritiene necessarie" Continuando, al comma 2, sancisce che: "La misura di salvaguardia, adottata a norma del comma precedente, può essere applicata solo per un periodo massimo di un anno, rinnovabile una sola volta sulla decisione del Comitato di associazione".
Il sopracitato accordo commerciale favorisce di fatto, in ambito comunitario, i Paesi del nord Europa che accedono ai prodotti agrumicoli a un prezzo molto più vantaggioso, ma senza riguardo alla qualità ed al loro ottenimento, penalizzando le economie dei Paesi mediterranei con le loro eccellenze gastronomiche.
Inoltre la nostra produzione agrumicola è seconda solo a quella di Stati Uniti e Brasile, eppure il saldo della bilancia commerciale è negativo.

Le imprese agrumicole – riferisce Confagricoltura – "operano già in un quadro difficile e complesso, tra oneri, imposte e burocrazia. Questa crisi aggrava una situazione già difficile e rischia di compromettere ulteriormente l’economia di intere regioni e nonostante l’affezione dei consumatori al prodotto made in Italy anche i consumi interni continuano a calare. Le imprese lavorano in perdita e non riusciranno a coprire neanche i costi di produzione. Le clementine attualmente sono pagate solo 15/18 centesimi di euro al chilo sulla pianta."
A Rosarno (Reggio Calabria) alcuni agricoltori, disperati a causa della crisi che sta subendo il mercato agrumicolo locale, avrebbero tagliato i rami dei propri alberi da frutto carichi di clementine. Si calcola che in questa zona il 70-80 per cento della produzione di clementine non sia stata raccolta per il tracollo dell'agrumicoltura calabrese, ma le clementine appassite dovranno essere comunque raccolte e smaltite con ulteriore costo a carico dei produttori.

Se quanto finora asserito non bastasse si evidenzia che le inchieste degli ultimi anni delle DDA di Reggio e Napoli, hanno dimostrato come da Caserta allo Stretto, fino a Modica, vicino Ragusa, casalesi e ‘ndrine calabre hanno il controllo della filiera della frutta fin dentro gli ortomercati. Ora i boss stanno spingendo affinchè si taglino le produzioni storiche di agrumi e uliveti per mettere i più redditizzi mango, avocado, papaja, cachi e fichi d’india e annoni.

Ecco le domande che ho rivolto al Ministro dell'agricoltura Maurizio Martina:

se non ritenga opportuno farsi portavoce presso l'Unione Europea chiedendo che vengano riattivate, per il 2015, le misure di sostegno eccezionali  salvaguardando i produttori di clementine, fiore all’occhiello della nostra frutticoltura, messi in ginocchio dal mercato selvaggio e dal cambiamento climatico;

se non crede che ci siano le condizioni per richiedere all'Unione europea l'applicazione delle clausole di salvaguardia per turbativa di mercato derivanti dall'ingresso di prodotti del comparto agrumicolo provenianti dal mercato UE ed extra UE.

se, nel riconoscere le difficoltà generate dagli accordi bilaterali sull'impresa agricola meridionale, non intenda sostenere l'urgenza di rivedere il sistema del prezzo di entrata al fine di mitigarne gli effetti negativi evidenziati;

se il Ministro interrogato ritenga opportuno assumere l'iniziativa di promuovere un tavolo di concertazione tra gli attori istituzionali interessati ed i produttori del comparto agrumicolo così da programmare interventi che possano rendere competitivo il prodotto “Clementine di Calabria IGP” iscritto nel Registro delle IGP con Reg. 2325/97 della Commissione del 24/11/1997 pubblicato nella GUCE L 322/97.

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