La crisi dell'apicoltura italiana

Il 2014 è stato il peggior anno nella storia dell’apicoltura per le avversità di carattere meteorologico e per l’arrivo in Italia dell’insetto killer delle api, il coleottero Aethina tumida, che mangia il miele, il polline e, soprattutto la covata annientando la popolazione di api o costringendola ad abbandonare l'alveare.
Una o più produzioni funestate sono ricorrenti ma non un andamento complessivo con tali e tante negatività in Italia, come in Europa e anche a livello globale. Rispetto al 2013, anno in cui le criticità erano localizzate principalmente nelle regioni settentrionali e soprattutto per alcuni mieli uniflorali (acacia), il 2014 si è rivelata una pessima annata per tutta la Penisola, senza distinzioni fra produzioni primaverili o estive, sia del Nord sia del Sud.
Le criticità sono riconducibili soprattutto alle condizioni meteorologiche negative che hanno colpito la generalità delle regioni italiane e hanno mantenuto le temperature sotto le medie stagionali, con piogge abbondanti e forti venti. Tale andamento, che si è protratto sia nei mesi primaverili sia in quelli estivi, ha fortemente ridotto l’attività di bottinamento delle api e ostacolato al contempo le visite e le attività di gestione degli apiari. Tutto ciò ha determinato serie difficoltà nella conduzione delle famiglie con numerosi episodi di sciamatura che hanno ulteriormente ridotto le possibilità di raccolta.
Sono allarmanti inoltre i numerosissimi episodi di spopolamento che hanno riguardato gli alveari interessati da azioni di difesa fitosanitaria di diverse colture, tra cui per ultimo il girasole. In particolare, nei mesi primaverili sono stati riscontrati preoccupanti avvelenamenti in molte zone del Nord Italia in contemporanea all’epoca di semina del mais. Le regioni più colpite sono state il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia (Varese, Pavia, Milano, Cremona, Mantova, Lecco, Sondrio e Bergamo), il Piemonte (Novara, Alessandria e Cuneo) e l’Emilia (in particolare la provincia di Piacenza). Inoltre ci sono stati problemi di avvelenamenti in Lombardia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna causati da trattamenti contro gli afidi nelle colture di cereali.
Sono da segnalare spopolamenti in Lombardia (soprattutto zona Brianza) e Piemonte, sospettati i trattamenti insetticidi sul bosso, pianta ornamentale impiegata nella realizzazione di siepi. Si riportano inoltre numerosi spopolamenti in Lombardia (nel Cremonese e nel Mantovano) in concomitanza con i diffusi trattamenti adulticidi contro Diabrotica. Da ultimi, ma non meno preoccupanti, si evidenziano numerosi problemi di spopolamenti negli alveari portati sulle fioriture di girasole. Si stima il coinvolgimento di migliaia di famiglie colpite a macchia di leopardo nelle seguenti regioni: Marche, Molise e Puglia.
La produzione Made in Italy di miele di acacia, castagno, di agrumi e mille fiori è quasi dimezzata (-50 per cento). Al crollo dei raccolti nazionali ha fatto seguito l’aumento del 17 per cento delle importazioni dall’estero di miele naturale mentre le esportazioni sono crollate del 26 per cento, sulla base dei dati istat relativi ai primi 9 mesi del 2014.
In Italia due barattoli di miele su tre venduti nei negozi e supermercati contengono in realtà miele straniero. A preoccupare è peraltro il fatto che piu’ di 1/3 del miele importato proviene dall’Ungheria e quasi il 15 per cento dalla Cina ma anche da Romania, Argentina e Spagna dove sono permesse coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta.

Per questi motivi ho chiesto al Ministro Martina e al Ministro Guidi quali interventi intendano mettere in atto per evitare che venga letteralmente distrutto in Italia un settore quale quello dell’apicoltura che generava nel 2013 un giro d’affari legato alla produzione di miele, cera, polline e altri prodotti apistici che si aggirava intorno ai 65 milioni di euro con 50mila apicoltori coinvolti e quasi 60 miliardi di api.

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