29 anni che incubo!

di Ilaria Fabiano

Se Cristo si è fermato ad Eboli, io mi sarei dovuta fermare a 29 anni
E dirò di più: se Gesù fosse vissuto in questo periodo storico l’avrebbero crocifisso a 29 anni piuttosto che a 33. A quanto pare nel 2015 il mondo del lavoro si ferma a 29 anni, un numero che non è mai piaciuto specialmente  nel percorso di studi universitari, nel momento in cui superi l’esame e sfiori il 30. Un numero che, a quanto pare, sembra essere diventata una persecuzione, perché se sbadatamente i tuoi genitori ti avessero concepita nel lontano 1984, tu risulti essere fuori dai giochi per la maggior parte dei concorsi statali. Insomma sei una specie di “preventivamente esodato”. Ovviamente  ringrazio i miei genitori di avermi dato la vita (all’epoca entrambi avevano superato i 29 anni!!) .Ma non è solo del mio caso che si sta parlando,  è la tempistica appunto che non funziona, né per me né per molti altri miei colleghi. Ebbene per il Ministero dei Beni Culturali, come per l’Ufficio di Collocamento (si veda Garanzia Giovani in Calabria) il limite di età per partecipare a un concorso è appunto 29 anni. Ma la Repubblica Italiana non doveva garantire a livello costituzionale il diritto del lavoro? A quanto pare no. Mi spiego meglio, nasci e cresci, inizia in te quella passione sconfinata per la storia e da quando hai 8 anni vuoi fare l’archeologo. Frequenti il liceo classico, così da poter arrivare preparata ad affrontare la facoltà di archeologia e riesci a conseguire, con una serie di difficoltà normali, sia la laurea triennale che quella specialistica, ora denominata magistrale, con votazione 110/110. Naturalmente capita quell’anno fuori corso dovuto alla tesi, perché ci tieni a farla bene e la fai “sul campo” e non solo in biblioteca e poi il  professore è esigente  perché pretende, come giusto che sia, un lavoro fatto bene (la maggior parte delle volte, eseguito anche per i suoi scopi). Una volta laureato pensi di aver finito e invece no caro mio bell’archeologo, non hai un albo e per essere riconosciuto devi vincere un dottorato (con borsa di studio se ti va bene, altrimenti senza) o frequentare una scuola di specializzazione e quindi pagare altre tasse. Perché di tasse non ne hai pagate abbastanza, o meglio i tuoi genitori hanno sborsato migliaia di euro, facendo tanti e tanti sacrifici, specialmente quando c’è un figlio fuori sede. IL tempo passa perché devi aspettare l’uscita dei bandi di dottorato e scuola di specializzazione e, alla fine,con somma gioia riesci ad entrare in quest’ultima e consegui il diploma con votazione 70/70 e lode e proposta di pubblicazione della tesi. Ti avevano detto tra l’altro che con la scuola di specializzazione potevi partecipare a qualsiasi concorso per musei, cantieri, ispettorati, soprintendenze, un futuro roseo. Peccato però che consegui anche questo titolo, ma non puoi nemmeno presentare domanda. Perché? Sei troppo grande. A 30 anni? Ebbene si! Da quando li ho compiuti non ho potuto partecipare a “Garanzia Giovani” in Calabria, alla quale a detta dell’ufficio di collocamento ero una candidata ideale; non ho potuto partecipare ai “Bandi di selezione per 150 giovani tirocinanti” per Pompei, ai “Mille giovani per la cultura” del MIBact. Ma ci si vuole rendere conto che il tempo per compiere un percorso completo di crescita professionale si è protatto?
 La mia storia è la storia di tanti ragazzi che seguono un sogno. Fare l’archeologo è un mestiere così affascinante, di continua scoperta, di mille interrogativi e di tante risposte, in un Paese come il nostro straricco di luoghi che meriterebbero attenzione. Come si può tagliare le gambe a giovani volenterosi a crescere, lavorare, e a fare anche sacrifici per cui però ne deve valere la pena! 29 anni non sono nulla, non devono essere l’ostacolo, l’ignoranza è il vero ostacolo.
Chissà se questo messaggio sarà mai ascoltato, o anche per questo non devo aver superato 29 anni?

PS Dopo la segnalazione di Ilaria ho provveduto ad interrogare il governo con questa interrogazione parlamentare. Il limite di età nei concorsi pubblici come anche nei servizi e nelle politiche attive per il lavoro è un fattore discriminante vietato espressamente dalla direttiva 2000/78/CE.
IL GOVERNO RISPETTI LA DIRETTIVA E LA DIGNITÀ DEI GIOVANI ITALIANI!

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