Quei 500 km quadrati da proteggere

Sul BUIG (Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e delle Georisorse) del 31 marzo 2016 compaiono come ancora non decadute le istanze relative alla ricerca di idrocarburi sulla terraferma nell’area dell’alto ionio da Rocca Imperiale fino a Cariati. Se infatti per effetto del referendum sono state interdette tutte le aree in mare all’interno delle 12 miglia facendo di fatto decadere diverse istanze lungo la costa, rimangono valide una serie di istanze che interessano oltre 500 km quadrati di territorio costiero, costituendo una contraddizione normativa e sostanziale. Infatti l’interdizione alle nuove attività di ricerca, prospezione ed estrazione a ridosso delle 12 miglia è scaturita per una preoccupazione dovuta a “gravi ragioni di carattere ambientale” , come si leggeva nella relazione illustrativa del Decreto Monti del 2012. Tali gravi ragioni di carattere ambientale sussistono anche a ridosso delle coste soprattutto in considerazione che in almeno un caso è prevista la costruzione di un pozzo esplorativo che parte dalla terraferma per raggiungere il mare. È questo il caso della istanza DR74 della Appenine Energy che intende raggiungere con tale stratagemma un giacimento a tre km dalla costa nei pressi dei Laghi di Sibari. Questa è l’unica istanza al di sotto delle 12 miglia marine rimasta e che ha avuto il decreto di compatibilità ambientale. La stessa società ha fatto richiesta di altre due istanze adiacenti sulla costa. Una è in continuità con l’istanza in mare ed è definita “Torre del Ferro” estesa per  118 km2, investendo ancora la sibaritide. L’altra è “Solfara Mare” che investe tutta l’area di Rossano per  337 km2.  Questo il feudo della Apennine Energy.
Più in alto invece a ridosso di Amendolara insiste l’istanza della Total definita “Fonte della Vigna” per circa 56.1 km2 . Al confine con la Basilicata, invece viene condivisa con questa regione l’istanza detta “Tempa la Petrosa”, sempre Total, che riguarda in totale 412,1 km2. 
Compaiono sul sito del Mise come istanze su terraferma in Calabria. Soltanto Solfara Mare, avrebbe avuto anche alcuni pareri positivi, che comunque non sono al momento reperibili. La spiegazione è che il MISE non prevede la partecipazione del pubblico nelle procedue quindi non è tenuto a pubblicare la documentazione. Mentre nella fase in cui è prevista la valutazione VIA di competenza del Ministero dell’Ambiente è prevista la pubblicazione di tutta la documentazione come indicato dalla Legge 152 del 2006.

Di tali istanze non si ha traccia sul sito del Ministero dell’Ambiente. La spiegazione fornita da un funzionario raggiunto telefonicamente è che tali procedure ancora non sono state valutate da detto dicastero. In particolare per le procedure antecedenti lo Sblocca Italia (novembre 2014) che vedeva responsabili le regioni. Il rinvio quindi a questi enti che dovrebbero avere tutta la documentazione. 
In particolare l’istanza Solfara Mare ha anche il parere positivo del Ministero dei Beni Culturali. 
Circa un anno fa la Regione Calabria aveva invero pubblicato un comunicato nel quale si ravvisava che per le richieste della Total  non si poteva procedere per carenza di documentazione sui progetti nulla dicendo relativamente a quelle della Apennine Energy come osservato dall’associazione Raspa. In particolare nell’articolo datato 15 maggio 2015 l’associazione ravvisava “che il 2 aprile u.s. la Regione Calabria ha pubblicato sulla home page del proprio sito la seguente comunicazione: Il Dipartimento “Ambiente e Territorio” della Regione Calabria, viste le richieste di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) inerenti progetti di ricerca di idrocarburi a terra nelle zone dello Jonio cosentino presentate dalla Total E&P Italia, ha rilevato l’impossibilità di procedere alla Valutazione di Impatto Ambientale per carenza di documentazione sui progetti di ricerca già precedentemente richiesta. Pertanto si dichiara la non valutabilità delle istanze per come formulate dal proponente”.
Inoltre si chiedeva “Che valore giuridico ha il comunicato apparso il 2 aprile 2015 sul sito della Regione Calabria? Esiste una delibera della giunta regionale o del Dipartimento Ambiente e Territorio della Regione che attesti inequivocabilmente il rigetto di tutte le istanze di ricerca sottoposte a procedura valutativa?”
Non abbiamo notizia di una risposta ufficiale. Ma supponiamo che il Dipartimento Ambiente della Regione Calabria anche relativamente all’istanza del pozzo esplorativo della DR74AP ha sollevato delle eccezioni sulla validità dell’istanza, di fatto non esprimendo parere motivato negativo. Ma intanto nella ambiguità della procedura tutte questi progetti rimangono ancora in vigore, non essendo stata sufficiente nemmeno la lamentata carenza di documentazione alla stessa regione a fare decadere tali procedimenti.


In figura (in alto) sottolineate in rosso le istanze lungo la costa della Calabria pubblicate sul BUIG del 31 marzo 2016. Quelle con la croce sono le istanze decadute. Riportiamo (QUI) la nota del dipartimento per esteso.

Ciò che chiediamo di sapere è se la regione ha di fatto la documentazione relativa alle 4 istanze su terraferma. Se la regione ha mosso azioni volte al blocco dei procedimenti o alla loro invalidazione.
Al momento a che punto sono le procedure visto che al ministero dell’Ambiente ancora non sono giunte? 
È possibile che oltre ai funzionari del dipartimento ci sia un qualche consigliere che intenda fare luce?

Rosella Cerra


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