La prigione dei veleni nella piana di Gioia Tauro

Isola Ecologica Comunale
Oggi ho fatto un vero e proprio tour tra Gioia Tauro e San Ferdinando. Ho visitato i luoghi più critici dal punto di vista ambientale e vi devo confessare che devo ancora riprendermi dal punto di vista mentale. Oggi ho provato rabbia, dolore, frustrazione. Ma non bisogna rassegnarsi, anzi. Occorre reagire e per fortuna ho conosciuto diverse persone che, con grande coraggio, hanno deciso di alzare la testa già da tempo per il bene della comunità e per il destino di questo territorio. Alcuni di loro mi hanno accompagnato per tutta la giornata sui posti che potete vedere in questo album. Nella prima foto potete osservare quella che è stata definita "isola ecologica comunale" in un terreno agricolo confiscato alla mafia. Sembra una barzelletta ma purtroppo non è così. In realtà è una vera e propria discarica a cielo aperto e non credo che presenti quei requisiti tecnico-gestionali richiesti dalla normativa vigente. Sulla vicenda è stato presentato un esposto in procura.

Discariche Marrella 1 e 2
Successivamente mi sono recato in località Marella in un'area agricola dove insistono ben 2 discariche (lungo la strada non potevano mancare anche una serie di discariche abusive). La prima è stata messa in sicurezza dalla precedente amministrazione mentre la seconda, utilizzata fino al 2013 anche per smaltire le ceneri del noto inceneritore, sarebbe stata sequestrata. Il problema è che su entrambe starebbero continuando a sversare illegalmente chissa quale tipologia di rifiuti. Dove non c'è controllo regna l'illegalità! Inoltre la regione non ha ancora provveduto a fare un piano di caratterizzazione su questi siti contaminati.

Fiume Budello
Successivamente mi sono recato sul fiume Budello situato a valle di queste discariche. Il fiume è stato oggetto di una mia interrogazione parlamentare diversi mesi fa proprio a causa del suo inquinamento. Il Ministro Galletti non ha ancora avuto l'accortezza di rispondere.
Nel frattempo le analisi effettuate da un comitato di cittadini e dall'Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita, che si sono autotassati per eseguirle, riportano la presenza di trielina (300 volte superiore ai limiti consentiti), tensioattivi e idrocarburi e una concentrazione di batteri oltre ogni limite. (Guardate il servizio del Tg3 regionale ☞ goo.gl/PxRcfw)
A valle, risultano inoltre presenti idrocarburi policiclici aromatici (classificati come sostanza pericolosa prioritaria) con una concentrazione pari a 18 ug/L che superano il valore limite previsto pari a 0.2 ug/L e solventi organici come il tricloroetilene, con una concentrazione di 3.000 ug/L rispetto al limite previsto di 10 ug/L.
In poche parole, i cittadini di sono sostituiti all'Arpacal, del resto anche noi del M5S con il progetto "punto zero" insieme a Laura Ferrara stiamo facendo la stessa cosa in varie zone critiche della Calabria.

Successivamente mi sono recato a San Ferdinando presso l'ormai noto canalone dei veleni, per incontrare i coraggiosi cittadini del Comitato "7 agosto" - S. Ferdinando. Sul posto abbiamo trovato un cantiere aperto in cui la Ecosystem stava facendo dei lavori per la messa in sicurezza del sito rimuovendo i liquami tossici. 
Questa è una drammatica vicenda che grida vendetta. Chiederemo al governo giustizia, trasparenza e un piano di monitoraggio e controllo affinchè ecoreati di questi tipi non si ripetano più.

Tornando verso Gioia Tauro mi sono soffermato per un pò davanti l'inceneritore della Veolià. Un mostro che continua a sopravvivere grazie alla benedizione dei partiti e che continua a calpestare un territorio vocato all'agricoltura di qualità.
Penso alla proposta che ho fatto in parlamento per impedire la nascita di centrali inquinanti in zone agricole e penso al voto contrario di tutti i partiti. Se non sono complici di questo disastro ditemi voi cosa sono...
Il mio piccolo tour finisce qui, ma nella zona insistono altre centrali inquinanti come la centrale a turbogas e l'impianto di pirolisi. E per finire il colpo di grazia: la tessera n.1 del PD vorrebbe costruirci anche il più grande rigassificatore d'Europa.
Questa è oggi la piana di Gioia Tauro, un territorio imprigionato dalla ndrangheta, da criminali senza scrupoli, da cittadini omertosi e complici, dove lo Stato è rimasto a guardare e in diversi casi si è girato dall'altra parte.

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