Il Prosecco non può macchiarsi dell’abuso dei pesticidi

Un’eccellenza mondiale del Made in Italy come il Prosecco non può macchiarsi dell’abuso dei pesticidi, che vengono tuttora dispersi sui vitigni della Doc attraverso l’irrorazione aerea tramite droni (una tecnica vietata per legge) mettendo così a rischio l’ambiente e la salute delle comunità locali. L’uso di questa tecnica è vietata dal Piano di Azione Nazionale (Pan) ma, a causa di alcune deroghe, in Italia continua ad essere utilizzata in alcune aree quali ad esempio la zona del Valdobbiadene, nel Veneto. Come già evidenziato durante l’esame del Testo Unico sul Vino, tra le diverse criticità permangono nel testo quelle relative alla sostenibilità ambientale. Dai processi di produzione vanno eliminate in modo definitivo alcune sostanze chimiche che invece vengono ancora utilizzate in territori, come appunto quelle del Prosecco, dove si producono eccellenze famose in tutto il mondo. Stando agli ultimi dati, il Prosecco nel solo 2014 ha venduto quasi 80 milioni di bottiglie per un valore produzione di circa 400 milioni di euro. Chiediamo che, nel rispetto della mozione del M5S ‘anti pesticidi’ approvata in Parlamento oltre un anno fa, la filiera vitivinicola tenga conto dell’integrazione tra ambiente produttivo e attività umane, riveda il modo in cui vengono dispersi i pesticidi, a cominciare dal rispetto del divieto dell’irrorazione aerea, e che il consorzio Prosecco investa una parte dei cospicui guadagni sopra citati nella tecnologia applicata per garantire dei maggiori standard di sostenibilità e garantire così la tutela dell’ambiente e della salute delle popolazioni locali.
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