La Mafia dei Boschi e l'imbarazzo del PD


L'operazione “Stige”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha mostrato interessi e dominio di 'ndrangheta nel settore dei tagli boschivi, correlato alla fornitura di materiale per le biomasse.
La 'ndrangheta, secondo gli inquirenti, aveva la capacità accaparrarsi grandi fette di mercato, grazie ad intimidazioni e appoggi politici volti a ottenere favori pubblici e il predominio nel disboscamento.
Ce n'è per tutti i gusti, nell'ordinanza di custodia cautelare di “Stige”: compartecipazione della politica agli utili, disponibilità di amministratori locali e vantaggi reciproci tra locale di 'ndrangheta ed eletti nelle istituzioni.
È ben probabile che ci siano ulteriori sviluppi, data la portata dell'inchiesta, che ha condotto all'arresto di 169 persone.

In questa sede mi preme centrare l'attenzione sul problema delle biomasse, di cui mi sono a lungo – e in largo – occupato da parlamentare 5 stelle nella commissione Agricoltura, cooperando alla battaglia di civiltà di comitati, associazioni, esperti e tecnici a salvaguardia dell'ambiente, soprattutto delle foreste calabresi. Ricordate le mie denunce e gli atti parlamentari sui tagli illeciti in Sila?
Ricordate l'estate scorsa, caratterizzata da incendi più che sospetti, per le aree interessate? Rammentate l'allarme lanciato da Carlo Tansi, capo della Protezione civile della Regione Calabria, che collegò il divampare dei fuochi a possibili interessi delle mafie del legname? Ricordate le nostre denunce anche per la dannosa centrale a biomasse di Parenti?
Allora riverberai le preoccupazioni di Tansi, che non erano peregrine né fantasiose.
Con determinazione ho avversato, insieme a molte coscienze ambientaliste, la vergognosa Centrale del Mercure dell'Enel, a riguardo presentando numerosi atti, sia di sindacato ispettivo parlamentare che di formale interessamento della giustizia penale.


Oggi la novità è che una delle ditte boschive coinvolte nell'inchiesta “Stige” è la “Fratelli Spadafora srl” di San Giovanni in Fiore, il cui amministratore unico è stato arrestato, insieme al padre e ai fratelli, per presunti illeciti con l'aggravante – ha scritto il Gip – dell'evocazione, rispetto ai fatti contestati, dell'«appartenenza ad un gruppo criminale mafioso».
I dati, aggiornati all'aprile 2016, relativi alle quantità di materiale consegnate dalle imprese boschive alla Centrale del Mercure indicano la “Fratelli Spadafora srl” come la seconda tra le più proficue, con 9.110 tonnellate di biomasse da bruciare.

La stessa azienda ha tra gli altri finanziato – si legge nei documenti depositati presso la Corte d'Appello, in realtà mai pubblicati sul sito della Regione Calabria e del Consiglio regionale ma firmati dall'odierno governatore Mario Oliverio – la campagna elettorale (per le regionali del 2014) del poi eletto presidente regionale, esponente politico del Pd.
Vale la pena, solo a titolo di notizia, ricordare che la Procura di Castrovillari ha iscritto nel registro degli indagati il capo di gabinetto di Oliverio, l'avvocato Gaetano Pignanelli di San Giovanni in Fiore, che per l'accusa avrebbe agevolato un altro imprenditore boschivo di San Giovanni in Fiore. Ugualmente, è utile qui riportare che l'ingegnere Salvatore De Luca, di San Giovanni in Fiore come il governatore Oliverio, risulta essere stato nominato, nell'aprile 2017, presidente della Commissione regionale di valutazione interdipartimentale per l’approvazione dei Piani di gestione forestale.

Perciò, è indispensabile che Oliverio chiarisca pubblicamente circa la storia del contributo elettorale ricevuto dalla “Fratelli Spadafora srl”.
Mi appello alla magistratura perché approfondisca su eventuali interessi criminali nel business del legname. Le biomasse sono dannose per l'ambiente, per la salute e, a quanto pare, anche per l'economia generale.

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