Cambiamento climatico: ultima frontiera


Nel bellissimo castello svevo di Cosenza ieri ho partecipato ad un interessante convegno dal titolo "Cambiamento climatico: ultima frontiera" un’iniziativa organizzata da Infolife e dall’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Cosenza. Finalmente in Calabria si parla apertamente del tema più importante che possa esistere in questo momento storico.

Nel corso del convegno ho ribadito l’urgenza di combattere insieme il cambiamento climatico prima che sia troppo tardi. Ormai non si tratta più di una minaccia, ma di una drammatica realtà. I ghiacciai si sciolgono e l’innalzamento dei mari mette a rischio isole e le città costiere; le acque che si surriscaldano provocano danni irreparabili alle specie animali e vegetali e rendono più violente e torrenziali le piogge. Dalla scienza ci arriva la conferma che la responsabilità di questa accelerazione ricade sulle attività umane: l’industria petrolifera e delle fonti energetiche fossili in generale, gli scarichi delle auto e degli impianti di riscaldamento, il pesante impatto dell'agricoltura e degli allevamenti intensivi. Tutto questo ha trasformato le nostre città, portandole a livelli di inquinamento tali che, fermandoci solo in Italia, le morti premature sono 90mila ogni anno. Il Nord del nostro Paese sta letteralmente soffocando!.

Siamo andati in quelle piazze la scorsa settimana per confermare che il nostro lavoro, dentro e fuori dalle istituzioni, è orientato solo ed esclusivamente alla causa della sostenibilità. Una strada irta di ostacoli e di interessi confliggenti con quello collettivo che tirano sgambetti e mettono barriere. Ma abbiamo cominciato e non abbiamo alcuna intenzione di farci fermare. Abbiamo approvato un piano per mettere in sicurezza il nostro fragile Paese e chi ci vive dai danni che i fenomeni meteorologici sempre più estremi potrebbero provocare: il governo ha stanziato 11 miliardi per combattere il dissesto idrogeologico, soldi veri e pronti da investire da Nord a Sud favorendo anche l’occupazione. Abbiamo posto un freno alle concessioni per le trivelle: l’estrazione di gas e petrolio dovrà diminuire fino a cessare e intanto chi vuole continuare a farlo dovrà pagare di più. Ancora poco? Faremo di più e meglio state tranquilli.


Le cose fatte in questi dieci mesi sono tante: dagli incentivi per chi utilizza prodotti riciclati agli ecosconti per l’acquisto di auto e moto elettriche. Abbiamo confermato l’Ecobonuns per le ristrutturazioni edilizie e, dicevamo, messo 3,7 miliardi per i bus ecologici. Facciamo partire le colonnine di ricarica elettrica con i primi 33 milioni stanziati e diciamo stop al carbone entro il 2025 e sì alle energie rinnovabili e al risparmio energetico. Non ci fermiamo e non ci autocelebriamo, semplicemente continuiamo a lavorare per ridurre la quantità di rifiuti che produciamo e per dare impulso all’economia circolare, per eliminare l’usa e getta – della plastica e non solo – e per dare impulso a posti di lavoro “verdi”, in grado di creare ricchezza diffusa insieme alla diffusione delle rinnovabili. Mercoledì 20 marzo abbiamo presentato il Piano nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030, che contiene gli obiettivi sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili del nostro Paese. Il Contratto che lega questo governo parla di superare la dipendenza dell’economia e della finanza da fonti fossili come il petrolio e il carbone. “Defossilizzare e decarbonizzare economia e finanza”, abbiamo scritto nero su bianco. E a questo dobbiamo puntare.

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