Immunità parlamentare, la mia rinuncia


In tema di autorizzazione a procedere, la storia delle Camere parlamentari è fatta di vicende che hanno segnato le istituzioni repubblicane, l'elettorato e la coscienza collettiva.

Sull'immunità ci sono stati diversi referendum e infine il legislatore, cioè lo stesso Parlamento, è intervenuto per preservare l'insindacabilità dei voti e delle opinioni espresse nell'esercizio della rappresentanza pubblica, che costituisce l'assolvimento di un dovere collegato a un potere autonomo dello Stato, cioè quello legislativo.

Troppo spesso si è abusato dello scudo dell'immunità parlamentare per evitare l'accertamento e il processo penale, per loro natura strumenti di garanzia dell'individuo e del sistema pubblico.

La questione dalla quale trae origine ciò che oggi ci occupa riguarda un appalto sospetto per la raccolta differenziata in un Comune calabrese. Sul tema avevamo presentato un'interrogazione parlamentare e interessato l'Anticorruzione nazionale, che poi si era di fatto attivata. Io e la collega del Movimento Cinque Stelle Dalila Nesci, però, siamo stati querelati per diffamazione con riferimento a una nostra lettera indirizzata a diverse istituzioni pubbliche, nella quale riepilogavamo i passaggi formali e i nostri dubbi sulla questione.

Ci tengo in questa sede a sottolineare che io e la collega abbiamo compiuto il nostro dovere, in continuità e nel solo interesse pubblico.

Abbiamo scelto, tuttavia, di rinunciare alla prerogativa dell’insindacabilità sui voti e le opinioni espresse dai parlamentari. Abbiamo assunto questa decisione con orgoglio per un fatto morale e di coerenza con i princìpi del MoVimento 5 Stelle, i cui portavoce non si sono mai avvalsi di questo tipo di immunità.

Ho svolto questa premessa soltanto per puntualizzare le nostre singole posizioni, che risultano ben diverse da altre già esaminate da quest’Aula e simili tecnicamente, ma non nella sostanza, che qui riguarda il convincimento, di chi ci ha querelato, di essere rimasto leso nella propria reputazione.

Crediamo che l'Italia possa superare la legittima diffidenza verso «il palazzo», di pasoliniana memoria, soltanto con l'esempio di chi, come i parlamentari, avendo una funzione pubblica primaria si sottopone senza indugi al vaglio dell'Autorità giudiziaria.

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