Contrasto allo spreco alimentare: una battaglia di civiltà


Se vedeste qualcuno che taglia una pizza in 3, ne mangia solo due pezzi e butta l'altro, lo prendereste per pazzo. Eppure questo è quello che accade ogni anno sul pianeta. Un terzo del cibo prodotto viene sprecato, buttato. Diventa rifiuto.

Pensate che per questioni di estetica o di dimensioni la grande distribuzione organizzata lascia sui campi circa il 50% degli ortaggi prodotti. Una follia!

Non è solo uno spreco di soldi ma anche di risorse del pianeta. Il contrasto allo spreco alimentare, di cui ricorre oggi la Giornata nazionale, è una battaglia di intelligenza e civiltà che sempre più cittadini decidono di combattere.

In Italia questa sensibilità si è piuttosto diffusa, anche se nelle nostre case ogni anno finiscono nella spazzatura 36 kg di cibo a persona. Nel 2020, con i diversi stili di vita dovuti ai lockdown, lo spreco è diminuito del 12%.

È intollerabile sprecare così tanto cibo, soprattutto quando milioni di persone nel mondo muoiono di fame. 

In questi anni in parlamento abbiamo iniziato a contrastare questo fenomeno da due direzioni.

La prima: destinando al Fondo indigenti diverse risorse. Solo nell'ultimo anno 340 milioni di euro. 

La seconda: favorendo, per esempio con l'approvazione della legge 166/2016, la nascita di progetti specifici per l'utilizzo del cibo ancora ottimo ma solitamente destinato a diventare rifiuto.

Tra i punti più importanti della legge vi sono anche: semplificazione delle procedure per il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari; diffusione delle doggy bag nei ristoranti; riduzione della tassa sui rifiuti per chi dona cibo; introduzione nelle scuole di un insegnamento sull’educazione alimentare e sulla lotta agli sprechi; campagne di comunicazione sui temi dell’educazione alimentare e della riduzione degli sprechi per incentivare le donazioni delle eccedenze da parte delle aziende e sensibilizzare i consumatori; finanziamenti per chi sviluppa progetti di ricerca nel settore; impiego di alimenti recuperati per nutrire gli animali nel caso in cui questi non possano più essere utilizzati direttamente dall’uomo.

Solo nel 2020, in Calabria si sono state salvate 560 tonnellate di cibo.

Sono tanti i progetti che in questi anni hanno permesso di combattere questa dannosa abitudine, da Last minute market, To good to go, Eco food prime, Ubo e tanti altre iniziative commerciali nelle città.

Volere è potere. E in questo caso il bene del pianeta corrisponde con il risparmio. Il cambiamento non può che iniziare da noi.

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